Settembre 2012
Dopo quasi 40 anni di giri e viaggi in moto mi è sorto un desiderio: frequentare un corso di guida.
O meglio un corso di guida sicura: nessun desiderio di guidare veloce ma semplicemente continuare col passo di sempre con una accresciuta sicurezza.
Nei prossimi 40 guiderò meglio ma non più veloce.
Il primo giorno: trasferimento e presentazioni
La partenza è per le 15,30, dopo una normale mattinata di lavoro.
Ho deciso di utilizzare la F 800 GS, credo sia la moto più adatta a quello che sto per fare, la conosco ormai bene dopo 6.500 km e mi ci trovo a meraviglia: agile, scattante, supermaneggevole, mi piace veramente.
Piove dal momento di aprire la porta del garage.
Piove dal momento di aprire la porta del garage.
Salgo in Raticosa lungo la SP7 della Vallata dell’Idice e scendo lungo la SR 65, poi direzione Polcanto.
Una sosta per il pieno poi imbocco la strada che porta alla sede del corso, il Centro Tecnico Federale B.Comanducci di FMI.
Alle 19 incontro con gli istruttori, spiegazioni su cosa si farà.
Alle 19 incontro con gli istruttori, spiegazioni su cosa si farà.
A cena nel ristorante del centro poi a nanna.
La mia sistemazione è in una camera a tre letti ma siamo soltanto due, il mio compagno è Toni, un signore di Treviso che viaggia su Adv, mi ci sono trovato subito bene
La mattinata inizia con una lezione in aula: l’uomo nella sua relazione con la macchina.
Si parla della posizione del pilota sulla moto, di baricentro, forza centrifuga, atteggiamenti, posizioni del corpo.
Posizione delle mani e delle dita: non attaccarsi al manubrio per sostenersi ma utilizzare unicamente i muscoli dell’addome e del dorso, che va tenuto eretto e non arcuato, tenere indice e medio sul freno e sulla frizione, solo anulare e mignolo sulla manopola.
Gomiti non a penzoloni, leggermente flessi, sollevati, specie con moto tipo enduro-stradali.
Posizione dei piedi: appoggio nella parte anteriore del piede, mai più indietro sulla parte concava, ma il destro deve tenere sotto la punta il pedale del freno posteriore.
Piedi paralleli, tollerata una lieve divergenza dei calcagni.
Con i piedi a papera sarebbe difficile poter stringere il serbatoio tra le cosce.
Il busto e la testa devono essere spostarti verso l’interno curva mantenendo la colonna dritta e flettendo il braccio lato curva, estendendo il braccio esterno curva.
Il busto funziona come una cloche, a lato, avanti e indietro.
Lo sguardo verso il punto più lontano, per conoscere in anticipo cosa ci aspetterà più avanti, certi che la moto andrà esattamente dove guardiamo.
I tre istruttori Raffaele, Leonardo e Marco tengono la lezione intervenendo a seconda dell’argomento e degli spunti che si presentano via via.
Poi viene il momento di uscire in moto. Subito il primo esame: in pochi kilometri veniamo giudicati a seconda del nostro comportamento sulla moto.
Tre gruppi, io vengo messo fra i medi: mediamente veloce, mediamente imbranato.
Leonardo ci spiega il programma del giorno, percorso ed esercizi: andremo verso la Futa, poi scenderemo a Firenzuola e da qui ci dirigeremo a Badia di Moscheta per il pranzo, poi giù verso il Centro FMI percorrendo strade poco frequentate e molto curvose nella zona Faentina del Passo della Colla e della Faggiola.
Impareremo a posizionarci correttamente sulla moto, ad impostare le triettorie, a muoverci continuamente, ad usare un sacco di muscoli, a frenare col posteriore apprezzandone i vantaggi per correggere le traiettorie.
Saremo continuamente sotto il vigile sguardo di Leonardo, facendo frequenti soste per permettergli di spiegarci ad uno ad uno errori e relative correzioni.
La giornata volge al termine, siamo tutti abbastanza stanchi, l’aria allegra che aleggia nel nostro lungo tavolo fa intendere che tutti sono contenti e soddisfatti.
Il terzo giorno: continua l'esercizio
La lezione di oggi parla della moto: geometria, sospensioni, interasse, avancorsa, ripercussioni delle quote sul comportamento su strada, modifiche del comportamento in frenata, in accelerazione, in curva, effetto del freno anteriore e del posteriore, tipi di sospensioni più diffuse, pregi e difetti di forcella tradizionale e Telelever BMW, pneumatici, forma e disegno del battistrada, mescole della gomma, spalla.
Poi si esce di nuovo, oggi il nostro maestro è Raffaele, si continua ad applicare i principi assimilati ieri, Raffaele cura particolarmente l’atteggiamento e i movimenti del busto e della testa, una sosta al Passo del Muraglione per fare alcune curve in discesa e risalita per mettere in atto il tutto in completa libertà, senza il controllo del maestro.
La solita raccomandazione: ridurre la velocità per non essere impiccati dallo strafare, curare i movimenti, la posizione, le traiettorie.
Dopo pranzo Raffaele filma i tre gruppi in un doppio passaggio con due curve consecutive, prima in discesa poi in risalita e rientriamo un po’ prima di ieri per poter vedere e commentare i filmati in aula.
Piacevole vedersi passare sullo schermo, con Raffaele, Leonardo e Marco che analizzano il nostro comportamento metro dopo metro, le cose non vanno poi tanto male come si pensava nel passare sotto l’occhio critico dell’istruttore e della telecamera.
Oggi siamo tutti più rilassati e meno stanchi, è stata una giornata in cui si è percorso un po’ meno strada.
L’affiatamento generale è aumentato, la confidenza è aumentata, fra i partecipanti di ogni gruppo e non solo è aumentato il piacere di parlare e scherzare, gli istruttori si mescolano al gruppo a tavola, in quel momento sono parte della compagnia a tutti gli effetti.
Capito seduto vicino a Raffaele, si parla di tanti argomenti anche al di fuori della moto, apprezza che un tipo della mia età dopo quasi quarant’ anni di giri e viaggi, dopo aver cambiato quasi trenta moto, dopo qualche centinaio di migliaia di kilometri percorsi senta la voglia, anzi la necessità di scoprire nuovi comportamenti e nuove regole, non per andare più veloce ma per migliorare la sua sicurezza su strada.
Se è vero che la vita comincia a quaranta anni io che mi appresto ad iniziare i secondi quaranta come motociclista, anzi come mototurista, vorrei iniziarli al meglio.
Credo di aver fatto il passo giusto.
Non sono il solo, nel gruppo ci sono altri corsisti che hanno di certo superato i cinquanta e forse i sessanta; una cosa è certa, il “meno giovane” sono io, come da qualche anno mi capita in tutto ciò che faccio.
Il quarto giorno: chiusura de